La gastronomia

Nel territorio di Riofreddo,  aspro e quasi del tutto montuoso, è ancora vivo il ricordo di una vita contadina sana, sebbene difficile e dura a causa delle scarse risorse agricole, ma sopportata dalla sua forte gente con tenacia ed ottimismo. Non vi erano grandi distese coltivate a grano, nessun oliveto e pochissimi vigneti. Il granoturco e il farro venivano coltivati in piccoli appezzamenti ed ogni contadino provvedeva con l'allevamento del maiale a procurarsi i grassi necessari per il condimento delle vivande e rifornirsi di carne per l'inverno con prosciutti e salsicce. La carne, appannaggio di pochi e solo per i giorni di festa, era quasi sempre di castrato, pecora, capra o qualche altro animale da cortile.

Ancora oggi, nonostante le molte attività industriali ed artigianali in cui hanno trovato un posto di lavoro, i riofreddani continuano a coltivare ed amare il loro piccolo appezzamento di terreno. Questo legame con la terra ci porta a gustare cibi locali dai sapori un po' forti, ma piacevolissimi e genuini. I primi piatti per antonomasia sono i “sagnozzi” conditi con il sugo con “sellau e pumidoro” (sedano e pomodoro), la polenta e le “sagne” (le fettuccine). Le carni di pecora e di maiale sono i cardini della cucina di Riofreddo, cotti arrosto o a scottadito. Anche le castagne un tempo erano fondamentali per l’alimentazione dei contadini e dei pastori.

A Natale si fa ancora la"nociata", e a Pasqua vengono confezionate nelle case la "pizza", un dolce di pasta lievitata, e la frittata. Le verdure ed i legumi hanno sempre avuto un ruolo importante nella dieta locale. La pizza rustica (la pizza ‘e turco), fatta con farina di mais, era un altro piatto giornaliero.

I formaggi sono eccellenti, fatti ancora in casa con il latte di pecora. I prodotti fondamentali sono due: il pecorino (nelle varietà fresca e stagionata) e la ricotta.

Una volta si trovavano in abbondanza i gamberi di fiume e le lumache (cammari e ciammaruche in dialetto).