Il monachesimo •
I signori di Riofreddo •

 

San Giorgio - La chiesa e il monastero

Un codice del monastero benedettino di Subiaco, detto Regesto sublacense del secolo XI, conserva memoria della storia dell’abbazia e dei suoi possedimenti. Fra i beni descritti è nominato già dal IX secolo come possesso dell’abbazia anche un “Fondo che viene chiamato di s. Giorgio, o del Monte Sasso detto Sicco o Malo che sta sopra la chiesa di s. Giorgio (…) con tutti gli altri luoghi annessi”. Questo era situato presso il torrente chiamato comunemente nel medioevo “Acqua Frigida” sul quale l’imperatore Nerva aveva fatto costruire il ponte sulla via Valeria nelle antiche carte spesso indicato col nome di “Arco di s. Giorgio”.

Frequentemente nominato nelle lettere papali riguardanti l’abbazia di Subiaco, il possedimento di s. Giorgio fungeva da importante snodo di comunicazione dominando il crocevia commerciale e culturale sulla Valeria ai confini fra il territorio marsicano, cicolano, reatino, tiburtino e sublacense. La sua funzione, ancora assai viva sotto la dominazione Colonna e nel XVI secolo, venne progressivamente decadendo nel corso del Sei e Settecento: l’antico possedimento benedettino venne prima eretto in commenda sotto Innocenzo X (1645) e unito alla basilica romana di s. Pancrazio di cui era titolare il cardinal Maidalchini, e poi dato in enfiteusi alla famiglia Roberti nel 1750.

L’antica fondazione risalente all’VIII secolo, oggi un rudere ricoperto dai rovi, fu oggetto di vari rimaneggiamenti nel corso dei secoli. Il più importante data alla fine del XII secolo, quando sia la chiesa che l’annesso edificio monastico vennero in gran parte riedificati. A questa data si possono far risalire le pietre squadrate della cornice del portale in pietra ancora in loco, i resti dell’antico Ciborio di cui la Parrocchiale di s. Nicola conserva due colonne portanti, ed altri avanzi della decorazione architettonica sparsi nel territorio di Riofreddo.

Nel corso del Quattrocento l’interno della chiesa ad aula unica venne rimaneggiato con l’aggiunta di tre cappelle sulla sinistra dell’abside che in antico dovettero essere affrescate probabilmente dallo stesso pittore attivo nel 1420 nell’Oratorio dell’Annunziata per volere dei Colonna.

Ancora oggi si possono vedere i resti del campanile che si erge sul lato sinistro della chiesa, le mura perimetrali dell’insediamento monastico e parte della facciata della chiesa che all’interno conserva visibile la struttura dell’abside e la cripta, luogo di sepoltura nel corso dei secoli.

Il plastico esposto in museo offre un’ipotesi di ricostruzione degli edifici della chiesa e del monastero annesso basata sul rilievo planimetrico delle strutture murarie ancora esistenti e sul confronto con la tipologia di altre costruzioni benedettine presenti nel territorio laziale. Rispetto al disegno della pianta del complesso proposto dall’architetto Enrico Paniconi e pubblicato da F. Hermanin nel 1950, il rilievo messo a punto nella campagna di studi promossa in occasione dell’apertura del Museo della Villa Garibaldi, ha permesso di rettificare e chiarire l’articolazione in pianta degli spazi interni della chiesa e degli annessi locali cenobitici configurando la disposizione degli edifici secondo un’ipotesi che ha trovato conferma nella pianta catastale del territorio di Riofreddo dell’inizio del XIX secolo di cui qui si riproduce un particolare con la veduta del sito di s. Giorgio.