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Arco e chiesa di S. Caterina

Costituiva la monumentale porta di accesso al borgo per chi proveniva da Roma lungo il tracciato della via Valeria vetus. Realizzato con blocchi di calcare bugnati costituisce uno dei simboli del paese. Recentemente è stato restaurato. Prende il nome dalla chiesa “situata nell’ingresso della Terra (cioè del paese)” (Alessandri, 1988) che anticamente era di pertinenza dell’Ospedale della SS. Annunziata che se ne serviva anche per seppellire coloro che in esso morivano; Il vescovo di Tivoli, Marcello Santacroce, quando nel 1659 si recò a Riofreddo, trovò la chiesa chiusa perché in essa erano stati tumulati i morti della peste.

Successivamente la chiesa riacquistò le sue funzioni come attesta il vescovo Antonio Fonseca il quale nel 1693 riferisce che il popolo di Riofreddo ogni sesto giorno del mese di marzo vi si recava in processione, in omaggio ad un’antica tradizione. Lo stesso vescovo trovò in S. Caterina la campana di S. Elia e decretò che fosse restituita al suo luogo di origine.

La chiesa continuò a esistere fino al 1856, anno in cui, ormai crollato il tetto, vennero tolti la campana ed il quadro raffigurante la santa titolare e ne furono interrate le sepolture. Nel 1866 il sito ove sorgeva la fabbrica venne concesso in enfiteusi ad un privato cittadino poiché dell’edificio ormai non rimaneva nulla.”  (Alessandri, 1989).

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