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La romanizzazione

La Romanizzazione: costruzione della via Valeria

Dopo la lunga guerra del V-IV sec. a. C. vinta da Roma il territorio degli Equi nella valle dell’Aniene venne romanizzato con l’iscrizione nella tribù Aniensis (299 a. C.) e la deduzione della colonia di Carsioli (298 a. C.). Precedentemente era stata tracciata, su un antichissimo sentiero di transumanza, la via Valeria ad opera di M. Valerio Massimo (durante la censura del 307/306 o il consolato del 289, 286 a. C.): strada e colonia di cittadini servivano per favorire la trasformazione della zona di recente conquista.

La Valeria risaliva la sponda destra del fiume fin sotto Roviano-Arsoli al bivio con la via Sublacensis (miglio XXXVI), quindi affrontava la salita verso Riofreddo (miglio XL), passando da quota 320 a 600. Si presentava con l’aspetto tipico delle strade romane: lastricato in pietra lavica, sostruzioni a blocchi nei tratti più disagevoli, ponti in muratura, suddivisione del tracciato in miliari. La via ‘consolare’ abbandonò un aspro percorso montano (cosiddetta Valeria vetus), che dalla statio di ad Lamnas (miglio XXXIII) sotto Cineto Romano raggiungeva più direttamente Riofreddo e che rimase come via secondaria (ancora oggi usato come mulattiera).

Due ponti gemelli restano in buono stato di conservazione sul fosso Bagnatore lungo il tratto in salita della Valeria: il ponte Scutonico sotto Roviano e il ponte S. Giorgio sotto Riofreddo, entrambi in blocchi squadrati (opus quadratum) e con unica arcata a conci. Spettano probabilmente all’opera dell’imperatore Nerva che nel 97 d. C. fece eseguire, come per altre strade (Appia, Salaria etc.), una generale opera di restauro, contrassegnata dall’erezione di nuovi miliari con la frase “faciendam curavit” (= ne curò la costruzione), di cui sono stati rinvenuti in zona i nn. XXXVI-XXXVIII. Non è escluso che proprio al ponte S. Giorgio si possa riferire l’importante frammento epigrafico con resti della titolatura di Nerva.

La Valeria fu soggetta a continui restauri fino alla seconda metà del IV secolo: lo testimoniano il miliario XXXVIII di Massenzio (307-312) da Arsoli, il gruppo di tre miliari rinvenuti nel 1882 al bivio con la Sublacensis (il XXXVI di Costanzo e Galerio del 305-306 e di Costantino e Licinio del 317-323, uno forse di Magnenzio del 350-353, uno di Valentiniano, Valente e Graziano del 373-374) e un frammento rinvenuto presso Riofreddo pertinente alla serie di miliari dei tre ultimi imperatori; è inciso su una colonna marmorea di spoglio, come in genere i miliari tardi, e denota più che un reale riadattamento della strada un intento celebrativo-propagandistico.